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La guida racconta
Le isole in mezzo all’oceano hanno un loro indubbio fascino, e da sempre ci sono leggende e misteri narrati attorno ad esse. 
L’arcipelago delle Canarie non fa eccezione. Omero identificò queste isole come i Campi Elisi, si narra che Ercole sia arrivato fin qui per impossessarsi dei pomi d’oro custoditi dalla Esperidi e sono state per secoli identificate come ciò che restava di Atlantide. Nel 150 d.C. secondo Tolomeo queste isole segnavano la fine del mondo conosciuto.
Nel 1492, nel suo viaggio verso il nuovo mondo, Cristoforo Colombo riporta di aver visto un “grande fuoco” navigando vicino l’isola di Tenerife. Ancora oggi queste isole vengono ricordate come le isole dell’eterna primavera.
Un alone di mistero rimane anche sulla colonizzazione di queste isole. Recentemente gli storici, basandosi su testimonianze archeologiche e incisioni rupestri, hanno convenuto che i primi abitanti delle Canarie provenivano dall’area del Maghreb. In particolare gli abitanti di Tenerife erano chiamati guanci e il nome deriva dalle parole “guan”, che significa uomo, e “che”, che significa montagna bianca. Il riferimento è al Pico di El Teide, il vulcano che torreggia sull’isola e al quale i guanci erano devoti. Secondo la leggenda, Guayota il diavolo imprigionò Magec, il dio della luce e del sole, dentro il vulcano, relegando tutti gli abitanti dell’isola in un mondo senza luce. I guanci chiesero al dio supremo Achaman di essere clemente con loro, così liberò Magec e imprigionò Guayota dentro il vulcano. 
Fortunatamente la storia geologica delle Canarie è meno dibattuta. Le isole sono un arcipelago vulcanico geologicamente giovane, di soli 30 milioni di anni. La teoria dell’hot spot, che prevede la risalita di magma caldo dal mantello profondo, suggerisce che le isole si siano impostate sulla crosta oceanica in pieno Atlantico, al largo delle coste Marocchine, a causa dell’effetto dell’attività tettonica e della fratturazione provocata dall’orogenesi alpina, a sua volta legata al movimento della placca africana verso quella euroasiatica. 
In particolare l’isola di Tenerife, nata dal vulcano El Teide, è ancora più giovane, le sue rocce non hanno età più vecchie di otto milioni di anni. El Teide è cresciuto dall’unione di tre vulcani a scudo attualmente preservati come massicci montuosi estremamente erosi alle prossimità nord ovest (Teno), nord est (Anaga) e sud (Roque del Conde) dell’isola. Dopo una successiva fase di quiescenza ed erosione l’attività ha ripreso, concentrandosi nella parte centrale e costruendo l’edificio vulcanico detto Las Cañadas. Attorno a 160-220 mila anni fa il collasso della struttura collassa ha formato la caldera di Las Cañadas sulla quale le strutture del Pico del Teide e del Pico Vejo sono andate a imporsi. 
Ma diamo qualche numero. A 3718 metri dal livello del mare la cima del Teide è il punto più alto nell’oceano Atlantico e la decima isola più alta del mondo. Con i suoi 7500 metri d’altezza dalla base è il terzo vulcano più alto del mondo (dopo il Mauna Kea e Mauna Loa alle Hawaii). L’attuale caldera è di 16 x 9 km e al suo interno gli ambienti sono molteplici. Sono visibili successioni e incroci di diverse colate tra le quali una stupenda colata a blocchi di ossidiana lucente (tra i suoi enormi blocchi rimangono preservati alcuni resti delle prime abitazioni dei guanci). Ci sono bellissimi pinnacoli di lava dalle forme più improbabili, testimonianze di antichi canali vulcanici dove solo la parte centrale, più resistente all’erosione, è rimasta visibile. L’atmosfera è quella tipica di ambienti vulcanici di caldera, piane desolate di ceneri e lapilli, aride, senza un filo d’erba e senza apparente vita. È facile dire che sembra di camminare su un altro pianeta.
Le emozioni una volta in cima al vulcano sono molteplici. In una giornata di cielo terso quasi tutto l’arcipelago è visibile in lontananza, e quando invece l’orizzonte è coperto di nuvole il mare bianco sospeso sembra distorcersi lateralmente come a ricordarti la curvatura del nostro pianeta. 
Ma Tenerife non è solo il vulcano. Ci sono scogliere di 600 mt a picco sul mare, talmente imponenti da essersi guadagnate il nome di Acantilados de los Gigantes, ci sono piscine naturali di acqua salata sulle scogliere a bordo oceano e ci sono foreste di alloro con i rami cosparsi di licheni che penzolano come stelle filanti sui monti Anaga. 
Non manca poi una flora e fauna endemiche dell’isola. Il fertile suolo vulcanico ha permesso la nascita di ben 33 specie vegetali endemiche di cui la più degna di nota è la Dracaena draco, un albero subtropicale che è il simbolo della natura dell’isola. A Icod de los Vinos nel nord ovest dell’isola c’è un esemplare chiamato “El Drago Milenario” che è la più grande e antica pianta di questa specie presente nell’isola. Contrariamente al nome che lo decanta come albero millenario ha un’età compresa tra i 200 e 400 anni, ma nessun dato tecnico toglie a questa pianta la sua maestosità. 


L’avventuriero Tedesco Hand Heinrich Joseph Meyer nel 1894 dopo una spedizione sul Teide e sul Kilimanjaro descrisse le due montagne come “due re, uno sul trono dell’oceano e uno sul trono di deserti e steppe”. 

Reportage di Viaggio di Francesco Pandolfo