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La guida racconta
A cura di un'affezionata partecipante:

Viaggiare con Kailas è un’esperienza straordinaria, già compiuta più volte in passato ma mai da sola.
Vagando per l’aeroporto di Malpensa mentre il sole sorge al di là delle vetrate mi guardo intorno, perché la solitudine rende più curiosi ed aperti verso terzi, e cerco di indovinare chi sarà mio compagno di avventura.
Chi viaggia con Kailas si distingue tra tutti gli altri perché sicuramente indossa un abbigliamento tecnico ed essenziale, spesso porta già gli scarponi ai piedi per risparmiare spazio nella valigia (o per essere pronto alla scalata fin dall’aeroporto d’arrivo) e sulle spalle ha uno zaino da montagna versione minimal, di dimensioni paragonabili alla valigina che ha con sé, nella quale ogni volta mi chiedo come possano stare tutte le cose necessarie per una settimana di esperienze varie.
Nella lunga coda dell’imbarco identifico senza errori gran parte della compagnia e ancora una volta mi stupisco che siano perlopiù le donne a viaggiare, sole o tra loro. Uomini in solitaria quasi mai.
Viaggiare con Kailas è rinunciare al superfluo concentrandosi sull’essenziale, dimenticare abiti per apparire, negozi da voler visitare a destinazione, puntare al fulcro del luogo prescelto per svelarne l’essenza e farla propria.
Questo viene ancor più facile se la meta ha origine vulcanica e la guida è un geologo, perché le vette che si innalzano verso il cielo sono roccia pura che mostra il suo passato tormentato senza che la vegetazione, per quanto splendida e peculiare possa essere, l’ammanti nascondendola.
Si ripercorre così la storia del posto a partire dall’antichità, avendo qualcuno che guida la nostra attenzione su una formazione, un corrugamento, una tinta che occhi profani possono contemplare distrattamente, mentre sguardi consapevoli riusciranno a capire e convertire in un ricordo imperituro.
Viaggiare con Kailas è un esercizio di flessibilità, un gioco di bagaglio a scatole cinesi che testa la capacità del singolo di avere sempre con sé l’oggetto giusto al momento giusto, pena il ritrovarsi col bikini in cima alla montagna o con gli scarponi in spiaggia.
Viaggiare con Kailas è non sprecare neanche un minuto prezioso del tempo che ci è concesso, passando da una montagna al mare senza transitare dal via, da un aliscafo ad un torrente gelido, da un aeroporto milanese alla visita lampo dell’isola di Lipari, tre ore soltanto dalle quali si ricava l’impressione di conoscerla perfettamente da tempo, molto meglio di un’alternativa più ordinaria che avrebbe potuto prevedere un inutile relax a bordo piscina per occupare quel lasso di tempo.
A Lipari le taxiste sono donne, almeno quelle capitate a noi, e ci caricano su mezzi a sei posti, giganti per la dimensione delle strade, ma loro non sembrano farci caso, neanche quando si trovano faccia a faccia con mezzi ben più ingombranti.
Tre ore sono più che sufficienti per assaporare la varietà della natura del luogo, un canyon nella pomice bianca illuminata dalla luce radente, ossidiane nerissime e lucide che sporgono impertinenti dal muro confinale di una casa, le cave di caolino, da raggiungere a piedi, per sgranchire un po’ le gambe.
Siamo soli lassù, alti sul mare con vista tramonto -quando sarà-, ben lontani dal fragore delle spiagge di punta. Un piccolo sentiero è tracciato tra due declivi sgretolosi, simili alla tavolozza di un pittore, perché lì si trova il caolino colorato, una rarità assoluta dovuta alla magia del vulcano. Accanto un macchinario arrugginito, abbandonato tra le erbe che a poco a poco lo inghiottiranno.
È un tratto di isola selvaggio, una collezione di antichissimi coni vulcanici ora fittamente ricoperti di vegetazione, un miracoloso angolo di natura intatta che l’uomo non ha voluto violare e che fa vibrare le corde interiori primordiali di sopravvivenza con poco o nulla.
Basta un tratto di strada breve però e ci si trova dalla parte opposta, ad ammirare il panorama dall’alto insieme a tanti altri, ad aggirarsi per una manciata di minuti tra i vicoli del porto vecchio, colpiti dalle fantasie tessili peculiari e dall’artigianato geologico locale a basso costo, che riesce a dar vita a piccoli gioiellini di geodi policrome e contraffatte ma di sicuro effetto scenico.
Lipari sparisce alle nostre spalle velocemente in un caleidoscopio di spruzzi mentre il sole si inabissa nel mare, regalando di sé un ricordo fugace ma intenso, un mordi e fuggi che lascia sia il desiderio di aver potuto fermarsi un po’ di più, sia la soddisfazione di aver respirato quell’atmosfera per alcune ore.
Viaggiare con Kailas è vivere un luogo abbastanza per assaporarne l’autenticità e la storia ma non fermarsi mai troppo perché il tempo è tiranno e il mondo immenso è meraviglioso da scoprire.
Viaggiare con Kailas è un vero e proprio stile di vita: il mio.

Lucia
Reportage di Viaggio di Genny Battocletti