Vallée: questi erano i
confini del mondo per i miei occhi di bimbo, il luogo in cui
dimorano gli spiriti.
Metà della mia famiglia è valdostana e io fui quel ragazzino che, a poca distanza dal camino scoppiettante, ascoltava i racconti alpinistici d'avventura di mio padre e dei miei zii. Il dopocena alla tavola di legno dello chalet era sempre pieno di risate, del suono amabile delle bottiglie di vino e della musica che fanno i sogni quando si avverano.
Venivo portato per sentieri, di terra, roccia e neve, ma non sulle pareti e sui ghiacciai, perché per rispetto della Montagna, i bocia devono fare la loro storia prima.
Volevo a tutti i costi imparare; quella voce dentro di me proprio non se ne stava zitta. Così iniziai ad andare dove le mie gambe potevano arrivare, poi da più grandicello dove il bus poteva depositarmi e alla fine, a 18 anni appena compiuti, dove la 126 rossa di mio nonno, oramai addormentato, poteva condurmi.
Ora che ho scalato centinaia di pareti sulla punta dei millimetri, sono stato sopra e sotto il ghiaccio, con i ramponi o con le bombole, adesso che ho visto grotte e ho spiccato il volo nei cieli, dopo aver camminato in tante nazioni del mondo, tra deserti, lidi e montagne, ripenso a queste vallate... Questi sono ancora i confini del mondo, nulla è cambiato, gli spiriti vivono ancora qui.